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  • Ritorno alla saponetta…

    sei ragioni per preferirla al sapone liquido La saponetta ritorna a prendersi cura della nostra pelle con formule sempre più diversificate ed efficaci, ma soprattutto naturali. Il sapone solido è la soluzione più ecologica per cui si possa optare perché privo di siliconi e parabeni, ma soprattutto per via del packaging minimale e plastic free. Uno dei trend più forti degli ultimi anni sono i prodotti solidi, in tutte le loro forme anche se questi prodotti per eccellenza hanno origini antichissime, infatti la saponetta è stata inventata intorno al 2800 a. C. Una tendenza, quello del ritorno alla saponetta che fa bene alla pelle, ma soprattutto all’ambiente. A partire da una formulazione totalmente naturale – l’ INCI di questi prodotti è brevissimo – il panetto di sapone è green anche e soprattutto nel packaging. Non a caso il nostro progetto ha deciso di realizzare un prodotto “ nudo”, esattamente come lo sono le saponette, ovvero completamente plastic free. Il sapone solido è il prodotto perfetto per liberare i nostri bagni da inutili imballaggi di plastica : i flaconi di detergenti viso e corpo invadono letteralmente gli scaffali dei supermercati, ma con 12,7 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno finiscono in mare, questo è davvero il momento di innamorarsi di nuovo della cara vecchia saponetta della nonna, in più le saponette hanno per la maggioranza incarti di carta, per ciò assolutamente riciclabili. A sfatare l’idea “popolare” che attribuisce la non igienicità al sapone solido è l’Istituto Superiore di Sanità che dichiara che “la superficie dell’erogatore del sapone liquido raccoglie lipidi, zuccheri, germi e virus, oltre a tanta polvere. Il tutto con la complicità dell’umidità diventa un ideale terreno di coltura per i germi”. La saponetta , al contrario, viene sciacquata sotto l’acqua corrente dopo ogni utilizzo, evitando così la contaminazione. A confermarlo è una nota ricerca condotta dalla Dial Corporation nel 1988, che rileva come l’uso della bar soap non comporti in alcun modo la diffusione di germi e batteri. Se prodotta secondo il tradizionale metodo di saponificazione e con sapone puro la bar soap può donare le numerose proprietà lenitive, nutrienti o idratanti dei suoi ingredienti alla pelle, senza irritarla. Inoltre, è sufficiente verificare il PH della saponetta e assicurarsi che sia vicino a quello della pelle (5.5) per scongiurare la secchezza cutanea. Per la pelle, infatti, sono molto più pericolosi i detergenti e i saponi chimici perché, per via delle formulazioni più elaborate, possono disidratare la cute. Attenzione anche alle fragranze sintetiche che possono provocare arrossamenti. Dimenticate la saponetta solo adatta a lavarsi le mani, oggi il sapone solido non assolve solo alla più antica delle sue funzioni, ma si adatta alle esigenze di qualsiasi tipo di pelle.

  • I Biscotti San Martino

    Biscotti di San Martino o Sammartino tipici della pasticceria Palermitana. Una tradizione dei biscotti tipici siciliani. L’11 novembre, in Sicilia, si celebra il Santo con i biscotti che portano il suo nome. Qui nello shop vi proponiamo lo storico biscottificio ora anche pasticceria di Bonadonna Gaetano a Palermo. Ricetta originale senza nessuno scostamento dalla tradizione. Per un biscotto fragrante e aromatico come solo il biscotto san Martino sa fare. Da gustare con il vino novello o con il classico vino Moscato siciliano. "Nel giorno di San Martino si aprono le botti e si assaggia il vino novello, si mangiano le castagne, e a Palermo il tradizionale sammartinello abbagnato n’o muscatu. A Palermo, la tradizione vuole che si mangino i sammartinelli, biscotti aromatizzati con semi di finocchio, inzuppati nel moscato di Pantelleria. La caratteristica fondamentale di questi biscotti è l’estrema croccantezza e il tipico colore bruno dovuti alla tricottatura, cioè ad una doppia cottura in forno, questa caratteristica li rende perfetti per essere inzuppati. Esiste anche una versione più ricca, direi barocca, di questi tradizionali biscotti, più morbidi perchè cotti solo una volta, ripieni di conserva di cedro o crema di ricotta, ricoperti da una glassa di zucchero e decorati con confettini e cioccolatini. Ingredienti: 800 gr. di farina 200 gr. di zucchero 120 gr. di strutto 40 gr. di lievito di birra 25 gr. di semi di finocchio cannella in polvere Fare una pasta con lo zucchero, la farina, i semi di finocchio, lo strutto, una presa di cannella e il lievito disciolto in un po’ d’acqua tiepida. Lavorare la pasta fino ad ottenere una consistenza morbida ed elastica, tagliarla a pezzetti e allungare ciascuno di questi in cilindretti che verranno avvolti a spirale. Adagiare i panetti in una teglia imburrata. Preriscaldare il forno a 200° e cuocere i biscotti per 10 minuti, fornarli, ridurre la temperatura a 160°, quindi informarli nuovamente per altri 20-25 minuti. Al termine lasciarli ancora per qualche ora nel forno spento. BISCOTTI DI S. MARTINO DECORATI RIPIENI DI CONSERVA Agli ingredienti della ricetta precedente aggiungere: conserva di cedro gelatina di albicocche fondente confettini colorati rhum Preparare i biscotti come nella ricetta precedente, facendoli cuocere solo una volta in forno moderato e un po’ meno, devono restare morbidi. Tagliarli a metà, bagnarli con il rhum e farcirli con la marmellata. Richiudere i biscotti, ricoprirli prima con la gelatina e poi con il fondente e, infine, decorarli con la glassa colorata e con i cioccolatini o confettini. BISCOTTI DI S. MARTINO DECORATI RIPIENI DI CREMA DI RICOTTA Agli ingredienti della prima ricetta aggiungere: rhum crema di ricotta zucchero a velo cannella in polvere Impastare i biscotti come già detto, ma infornarli a fuoco moderato e ritirarli un po’ prima. Lasciare raffreddare i biscotti e tagliarli in due parti in modo che parte superiore risulti un po’ meno di metà rispetto alla base. Inzuppare le due parti con il rhum, mettere nella parte inferiore una cucchiaiata di crema di ricotta e coprirli con la parte superiore del biscotto. Spolverizzare con zucchero a velo e, a piacere, con cannella in polvere." - Da Palermo a Tavola (http://www.palermoatavola.com/wp/lestate-di-san-martino/) "Per Estate di San Martino si intendono quei giorni intorno all’11 novembre, giorno del Santo, caratterizzati da una temperatura più estiva che autunnale e da bel tempo. Un periodo mite, con assenza di precipitazioni e prevalenza di schiarite, che nell’emisfero boreale si verifica proprio in concomitanza del giorno in cui si celebra il Santo, in quello australe, invece, tra aprile e maggio. Secondo un proverbio, l’Estate di San Martino dura “tre giorni e un pochino” e ha origini religiose. Il nome con cui viene indicato questo periodo autunnale in cui, dopo il primo freddo, si verificano bel tempo e temperature miti, deriva dall’episodio del mantello. La leggenda, infatti, narra che Martino di Tours, durante un inverno particolarmente rigido, si trovasse ad Amiens, in Gallia. Un giorno incontrò un mendicante infreddolito e gli fece dono del suo mantello per scaldarlo. Di fronte a quel nobile gesto, la pioggia dopo pochi istanti smise di cadere, il cielo si aprì e spuntò il sole, facendo diventare la temperatura subito più mite. Quindi leggenda vuole che, ogni anno, ci sia un’interruzione dalla morsa del freddo per commemorare il gesto generoso di Martino che quella stessa notte, l’11 novembre, ebbe in sogno Gesù avvolto nel suo mantello, il quale sosteneva che sotto le vesti del mendicante ci fosse proprio lui. L’Estate di San Martino è nota anche nelle culture francofone e iberofone. Nei Paesi anglosassoni è nota come “Indian Summer” (letteralmente estate indiana); invece in alcune lingue slave, come il russo, è chiamata “Bab’e Leto” che significa “estate delle nonne”. Ancora oggi San Martino viene celebrato in Belgio, Olanda, Polonia, Francia, Germania, Austria, Estonia e Lituania. I bambini, nei giorni che precedono l’11 novembre, costruiscono lanterne di carta o di legno, e le portano nella processione che si svolge in molte cittadine. Al termine si radunano intorno al fuoco mangiando dolci e cantando canzoni dedicate a San Martino. Ovviamente non si ha nessuna certezza che l’Estate di San Martino si verifichi puntualmente ogni anno, ma è comunque abbastanza comune per poter essere considerata una tradizione cristiana. Non ci resta che aspettare novembre." da IOSTUDIONEWS (https://www.iostudionews.it/i-biscotti-di-san-martino-a-palermo/)

  • Come riconoscere l'olio extravergine d'oliva di qualità?

    Le caratteristiche organolettiche dell'olio sono abbastanza semplici, non essendo l'olio extravergine un prodotto ottenuto tramite fermentazione o altri processi in grado di sviluppare aromi secondari. L'olio deve avere l'aroma di oliva verde, e l'oliva ha un aroma erbaceo, di erba tagliata, carciofo crudo, e solo a volte aromi più complessi, che possono andare dal pomodoro verde, alla mandorla, alla mela. Se non è presente l'odore verde, di erba tagliata, allora è probabile che l'olio sia di scarsa qualità. Se sono addirittura presenti aromi di oliva fermentata, in salamoia, allora è sicuro che l'olio è di scarsa qualità perché con tutta probabilità presenta il difetto di riscaldo. Fonte: https://www.cibo360.it/

  • Arancine Siciliane

    Ingredienti INGREDIENTI PER IL RISO. ▢ 2,5 l brodo vegetale ▢ 1 Kg riso arborio ▢ 80 g burro ▢ 2 bustine zafferano ▢ q.b sale e pepe PER LA FORMATURA E LA FRITTURA DELLE ARANCINE ▢ 1,2 kg farcitura alla carne ▢ 500 g farina 00 ▢ 600 g acqua ▢ 500 g pangrattato ▢ 1,5 l olio di arachidi Istruzioni PREPARAZIONE DEL RISO. Prepara il brodo vegetale Filtra il brodo se occorre, versalo nella pentola e aggiungi il burro e lo zafferano quindi accendi il fornello e porta il brodo ad ebollizione. Intanto, lava il riso in abbondante acqua fredda per privarlo dell’amido in eccesso. Una volta raggiunta l’ebollizione abbassa al minimo la fiamma e aggiungi il riso al brodo. Si tratta di eseguire una cottura simile a quella del riso pilaf, cioè devi attendere semplicemente che il riso assorba tutta l’acqua. Una cosa importantissima non mescolarlo mai! Dopo circa 15 minuti l’acqua sarà assorbita del tutto e il riso sarà perfettamente cotto. Aggiungi il pepe macinato, aggiusta di sale se occorre, quindi mescola per bene il tutto. Stendi il riso in un grande piatto e lascialo raffreddare all’aria, non metterlo in frigorifero, piuttosto coprilo con della carta assorbente. Attendi che il riso raggiunga la giusta consistenza: per poter essere lavorato deve risultare duro e appiccicoso. Ci vorranno almeno 8 ore. Come prima cosa devi modellare la farcitura scelta facendo delle sfere grandi quanto una pallina da ping pong. Ungi le mani con dell’olio e procedi realizzandole una alla volta. Appena hai ultimato il condimento, metti le "palline in frigorifero per almeno 15 minuti. Per formare le arancine, ungi le mani con un poco d'olio, prendi il riso con una mano e stendilo per bene sul palmo dell'altra mano (quella non dominante). Forma un'incavo nel riso e riempilo con una pallina di farcia. Richiudi il riso ai bordi su se stesso, come a formare una coppetta. Completa la palla aggiungendo del riso nella parte superiore e lavorala con le mani fino a quando il condimento non sarà completamente inglobato. Ripeti l'operazione della formatura fino ad esaurimento degli ingredienti, quindi metti a riposare le arancine per una buona mezz'ora in frigorifero. Per apprendere la formatura dell'arancina può esserti di aiuto il video in fondo a questa ricetta. Intanto che le arancine "riposano", con l’aiuto di una frusta prepara la pastella con acqua e farina. Dovrà risultare liscia e cremosa. Immergi per bene le arancine nella pastella e lasciale scolare per alcuni minuti su di una griglia. Passa le arancine una alla volta nel pangrattato per ricoprirle interamente. Una volta terminato, lascia compattare le arancine per almeno 20 minuti in frigorifero. In abbondante olio bollente, friggi le arancine fino a quando non saranno ben dorate. Procedi una alla volta (massimo tre per volta a seconda della capienza del tegame). Ti consiglio di cambiare l'olio nel tegame se questo diventa scuro e se le arancine da friggere sono tante. Scola per bene e adagia le arancine su carta assorbente. Vanno mangiate caldissime! Di Biagio Barraco font: quellidellaratatouille.it

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